PREPARAZIONE DEL
FONDO
Durante l'esecuzione del restauro di una superficie
dorata, molto probabilmente ci troveremo di fronte, oltre
che a delle mancanze di oro, anche a mancanze di gesso,
dovute principalmente a fori dei tarli, scalfiture, spaccature,
crepe, e urti vari.
Il fondo in gesso è estremamente importante nella
doratura, perché costituisce la base, insieme al bolo,
sulla quale
si andrà a stendere la foglia d'oro.
Dovremo quindi porre molta attenzione a ripristinare il
fondo in gesso in tutte quelle
parti dove è venuto meno. Le mancanze di gesso verranno
riempite tramite la stuccatura.
Preparazione dello stucco
Su
una lastra di vetro o di marmo (anche
una tavoletta verniciata va bene) si versa del gesso
di Bologna e si aggiunge in piccole quantità la
colla
di coniglio in grani o Colla di Coniglio Pronta precedentemente
preparata. Il tutto va impastato bene con una spatola
fino ad ottenere un composto ne troppo molle ne troppo denso, ma facilmente
spatolabile.
Essendo
questo uno stucco che tarda molto a far presa (circa
12 ore) possiamo modellarlo con comodità, ma
va preparato in piccole quantità perché il
suo effetto collante avviene in breve tempo.
Per
evitare il suo veloce
raffreddamento è consigliabile utilizzare,
per impastare gesso
di Bologna
e colla,
il palmo della mano che emana calore.
Levigatura
Ora dovremo procedere a sgrossare, levigare e carteggiare
le stuccature appena realizzate. Infatti, una volta asciutto
il gesso, ci accorgeremo che il nostro oggetto avrà perso
un po' di precisione sugli spigoli e sugli intagli. Si
andranno allora ad eseguire, con il raschietto
da doratore,
dei delicati interventi di sgrossatura del gesso in eccesso,
al fine di ravvivare gli spigoli ed i motivi ornamentali.
La forma del raschietto scelto per questo intervento dovrà essere adatta
alla superficie che vogliamo levigare e ravvivare. L'ideale sarebbe avere un
raschietto della forma giusta per ogni tipo di intaglio e rilievo.
È necessario che il lavoro di levigatura sia perfetto, eseguito
con
molta
cura
e scrupolo.
La fretta è spesso
causa di errori a volte irreparabili. La mano dell'operatore
dev'essere leggera, ferma e decisa; solo così si
ottiene una superficie ben levigata. Non bisogna premere
troppo perché ciò provocherebbe brutte e
dannose striature rendendo necessario un nuovo lavoro
di stuccatura. La levigatura va eseguita quando la stuccatura è completamente
asciutta, ciò avviene dopo circa 12 ore.
Un materiale poco usato ma molto efficace per eseguire
la levigatura delle parti piane è la
pietra pomice. Viene usata inumidita con acqua, o olio
di lino
o petrolio. Prima di adoperarla si strofina sopra una superficie
di marmo o altra materia per spianarla e questa operazione
va ripetuta ogni volta che viene utilizzata per levigare
per eliminare il gesso impastato in modo da averla sempre
pulita.
Altro materiale usato è la carta
abrasiva che può essere
usata a secco, ad acqua o ad olio. In quest'ultimi due
casi non si deve esagerare con acqua ed olio al fine di
non rovinare alcun particolare e bisogna spesso pulire
o cambiare la carta adoperata per evitare che essa, impastandosi,
provochi danno. Gli oli usati devono essere siccativi (es. olio
di lino cotto) mai l'olio di vaselina
che avendo come caratteristica la non siccativita impedisce
che qualsiasi mordente o vernice aderisca perfettamente.
La levigatura a secco, ad acqua e ad olio si possono alternare
tra di loro a seconda della convenienza.
All'inizio del lavoro si usano carte abrasive a grana
grossa (es. 120, 180) per poi procedere con quelle
più fini
(es. 320, 400) fino ad ottenere una superficie
liscia.
Per l'ultima mano si consiglia di levigare
la gessatura con il retino
in ottone, che ci farà ottenere una
superficie estremamente liscia come l'avorio.
E' opportuno ogni tanto spolverare accuratamente per eliminare
ogni traccia di polvere. Per rendere ancora più liscia
la stuccatura alla fine strofinare la parte con pelle di
camoscio o di vitello.
Apprettatura
Consiste nell'operazione che serve a preparare la superficie
appena levigata, per far aderire le foglie
metalliche.
L'appretto di bolo armeno per doratura (usato
nella doratura
a guazzo) si applica
sulla superficie ben levigata, ed è disponibile
in tre tonalità:
rosso, giallo ocra e nero.
Il colore del bolo deve essere necessariamente scelto in
base al colore del bolo esistente nel pezzo che si vuol
restaurare.
Il bolo va sciolto in poca acqua fredda e aggiunto
alla colla di coniglio precedentemente riscaldata. Viene
steso
rapidamente a caldo con un buon pennello senza ripassare
sullo stesso punto. Se si vuole una maggiore brunitura è necessario
passare due o più mani di bolo, altrimenti è sufficiente
una sola mano. Quando l'apprettatura è ultimata
si lascia asciugare.
Anche la missione (usata appunto nella doratura
a missione) serve a far aderire la foglia,
ed ha un tempo di essiccazione variabile
dai 15 minuti per la missione
all'acqua, alle 3 ore per
la missione
all'olio. In entrambi i casi è necessario
attendere che la superfici trattata a missione diventi
appiccicosa prima di stendere la foglia metallica.
Il principiante
deve resistere alla tentazione di toccare la missione
con il dito per saggiare il grado di appiccicosità.
L'impronta del dito si noterebbe anche dopo l'applicazione
della foglia; se al posto del dito si usa la nocca, si
riduce parecchio l'inconveniente, ma non lo si elimina
completamente. Il metodo consigliabile è invece
quello di avvicinare il dorso della mano alla missione
in modo che i peli vengano leggermente attratti. Il doratore
esperto è in grado di valutare l'appiccicosità della
missione anche dal suo grado di luminosità: man
mano che si essicca, infatti, la missione tende a diventare
gradualmente più opaca.